Confindustria: “Un cap Ue sul prezzo gas o subito una borsa europea”

Confindustria è stata audita in Senato sul tema degli aumenti indiscriminati del prezzo del gas. “Strategia a livello comunitario più conveniente”, ecco le stime sugli oneri del tetto. “Se la misura non sarà accettata è il momento di procedere con piattaforma sovranazionale”.

La posizione dell’Associazione

“Confindustria sin dal mese di marzo ha pienamente condiviso la richiesta del Governo italiano di adottare un’azione coordinata a livello comunitario per mitigare il prezzo del gas” e in particolare la proposta di una soluzione contingente per un cap Ue “in grado di ridurre la speculazione e ricondurre l’indicizzazione dei prezzi finali alle effettive condizioni strutturali del mercato”.

A ribadirlo oggi l’associazione che, in audizione in commissione Industria del Senato, ha portato le stime sulla convenienza che un approccio coordinato tra gli Stati avrebbe in termini economici.

Consapevole, tuttavia, della difficoltà di andare avanti su questa strada – dopo che il recente Consiglio europeo si è limitato ad aprire a una valutazione della fattibilità tecnica della misura (QE 31/5) – Confindustria avanza tuttavia anche una proposta “più strutturale”, ossia quella di creare una Borsa europea del gas.

L’intervento di Regina in audizione

A illustrare la posizione degli industriali il delegato per l’energia dell’associazione, Aurelio Regina, nell’ambito delle audizioni sulla comunicazione Ue su “sicurezza approvvigionamento e prezzi energia accessibili” (QE 19/5).

Regina ha innanzitutto ribadito la preoccupazione del mondo industriale per l’aumento dei prezzi energetici che si sta rivelando “più persistente di quanto si poteva pensare prima dell’inizio della guerra, prezzi che dovrebbero restare “molto alti per tutto il 2022 e ancora per il 2023”. Una situazione che, secondo le stime del Centro Studi di Confindustria, determinerà per il manifatturiero italiano un costo nel 2022 della componente energia in bolletta superiore a 50 mld di euro contro i 23 mld del 2021, i 5 mld del 2020 e gli 8 mld del 2019.

I diversi Stati europei stanno reagendo alla crisi con velocità e prezzi differenti: nei primi 5 mesi dell’anno, ha detto in proposito Regina, lo spread tra i prezzi elettrici di Italia e Germania è stato del 37%, “massimo registrato nella storia”. E preoccupazioni ulteriori sui prezzi elettrici, ha continuato, arriveranno in ottobre con le manutenzioni a cui andranno incontro le centrali nucleari francesi.

Se diversi sono stati gli effetti della crisi sui prezzi, disallineata è stata anche la reazione all’emergenza. “I Paesi più esposti hanno avviato una corsa autonoma e concorrenziale per assicurarsi alternative al gas russo e la disponibilità di rigassificatori mobili, il cui prezzo sui mercati internazionali è aumentato di oltre il 100%. È successo esattamente l’opposto della tanto auspicata solidarietà a livello comunitario” di fronte all’emergenza, ha commentato l’esponente di Confindustria.

Confindustria ha ribadito quindi di sostenere “la linea di intervento market friendly proposta dal Governo italiano la quale richiede necessariamente un’azione degli Stati membri coordinata in modo unitario. In termini semplificati si tratterebbe di introdurre un price cap di riferimento per i contratti di fornitura degli approvvigionamenti Ue”.

Quale sarebbe il costo di questa operazione? Secondo l’associazione, se si agisce a livello comunitario e il cap risultasse efficace come misura di moral suasion per le forniture via pipeline si dovrebbe coprire un differenziale per le sole importazioni via Gnl per circa 130 mld/mc per anno, dunque “si potrebbe stimare un onere da socializzare tra i 27 Paesi di circa 15 mld € per ogni 10 € di differenza tra il cap e il prezzo del gas nel mercato internazionale”. Se invece si considerasse l’ipotesi di un cap nazionale sui 70 mld di mc importanti in Italia, continua Confindustria, si sosterrebbe- a livello Paese – un onere di copertura di circa 7,6 mld di euro per ogni 10 euro di differenziale tra il tetto e il prezzo internazionale del gas.

Ma se tra i 27 si continua a mantenere riserve sulla proposta italiana sull’introduzione di un cap sul prezzo gas, per Confindustria l’unica alternativa possibile è quella richiedere formalmente la costituzione di una piattaforma europea di mercato regolamentata in grado di quotare prodotti fisici e finanziari a termine e che elimini completamente gli indici finanziari Otc. Questa soluzione, ha osservato Regina, risolverebbe la speculazione dei prezzi, consentirebbe di allineare il mercato finanziario con quello fisico ottenendo così un prezzo unico europeo. “Da oltre 20 anni la Commissione dibatte sulla costruzione di un mercato unico del gas integrato a livello europeo. Adesso è giunto il momento di farlo senza cedere alla deriva degli egoismi speculativi”, conclude Confindustria.

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